Gabriele Fattorini, Dalla Toscana alla Sicilia: storie di marmi e di maestranze dal tardo Medioevo alla Maniera - p. 129
Nel corso dei secoli la Toscana e la Sicilia hanno intessuto infinite relazioni politiche, commerciali e artistiche. Il contributo si focalizza in particolare sul fenomeno dell’esportazione del prezioso marmo delle Apuane e di maestranze operanti nel campo della scultura, tra Duecento e Cinquecento, ribadendo il ruolo centrale giocato dal porto di Pisa, e il peso decisivo avuto da un tale flusso di materiali e di uomini per la diffusione di nuovi linguaggi figurativi nell’isola. L’arrivo di manufatti gotici di Goro di Gregorio, Nino Pisano e Francesco di Valdambrino, i movimenti tirrenici del pisano Andrea Guardi e del dalmata Francesco Laurana, l’esperienza della bottega familiare avviata da Domenico Gagini e proseguita dal figlio Antonello, il soggiorno del servita Giovanni Angelo Montorsoli, capace di divulgare in Sicilia il verbo michelangiolesco, e la singolare vicenda della Fontana Pretoria di Palermo, testimoniano un’ininterrotta continuità di rapporti, intorno alla quale orbitarono tanti altri maestri e scalpellini, specializzati nell’intaglio del marmo di Carrara.
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