Nonostante si registri a Bologna una tradizionale predilezione per la scultura in cotto, la riannessione cinquecentesca della città ai domini pontifici diede luogo ad un crescente interesse locale per la cultura antiquaria, al quale si accompagnò un maggiore impiego della scultura in marmo. Questo materiale, usato saltuariamente anche nei secoli precedenti, come dimostrano l’altare maggiore di San Francesco dei Dalle Masegne e quello del Santo in San Domenico, appare particolarmente apprezzato da Giovanni Filoteo Achillini nel suo Viridario del 1504 e in particolare dal frate domenicano Leandro Alberti nelle sue Historie di Bologna, scritte intorno alla metà del Cinquecento.Il contributo indaga gli interventi realizzati in marmo di Carrara nei rilievi delle porte minori di San Petronio, cantiere simbolo felsineo per antonomasia, concentrandosi nella messa a fuoco dell’attività giovanile di Niccolò Tribolo, svolta tra il 1525-1527 all’insegna di un precoce michelangiolismo e di evidenti connessioni con la cultura tirrenica di Bartolomé Ordóñez e dei suoi collaboratori.