Marco Campigli, L’incredibile pellegrinaggio dei marmi della Fontana di Giunone di Bartolomeo Ammannati - p. 179
Il saggio ha l’obiettivo di ripercorrere le numerose sistemazioni che hanno conosciuto i marmi scolpiti da Bartolomeo Ammannati per la cosiddetta Fontana di Giunone che, per volere di Cosimo I, avrebbe dovuto essere allestita nella parete meridionale della Sala Grande di Palazzo Vecchio. Secondo il progetto originario, essa si componeva di ben otto sculture che, insieme al luccichio e al suono del fluire dell’acqua, avrebbero formato un insieme davvero spettacolare. Finito il lavoro ai singoli marmi, essi non raggiunsero mai quella destinazione ed ebbe inizio per loro una sorprendente peregrinazione per le varie dimore medicee, prima ricomposti secondo quello che doveva essere stato il progetto dell’Ammannati (Villa di Pratolino e cortile di Palazzo Pitti), poi allestiti separatamente fino a perdere la loro funzione iniziale (Giardino di San Marco, Boboli). All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso Detlef Heikamp ebbe il merito di ricucire gran parte della vicenda e, soprattutto, di rintracciare tutte quante le sculture che, finalmente, oggi possiamo ammirare nel cortile del Museo del Bargello. Il nostro contributo intende presentare nuovi elementi documentari che permettano di integrare quanto era già stato fatto, in maniera magistrale, dallo studioso tedesco.
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