Katalin Nagy, Ripetizione del verbo nel dialetto napoletano - p. 187
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Il presente articolo cerca di chiarire le caratteristiche principali della ripetizione del verbo nel dialetto napoletano, osservando particolarmente la sintassi, il significato e i contesti d’uso del fenomeno, da un punto di vista diacronico, e lavorando sugli esempi dal Quattrocento fino al Novecento. Il napoletano conosce una serie di tipi di ripetizione del verbo, di cui alcuni occorrono nei testi dialettali dal Quattrocento – nei Ricordi di Loise De Rosa –, come la ripetizione dell’imperativo con un significato metaforico. Altre fonti della ripetizione del verbo sono le fiabe di Basile, Lo cunti de li cunti, dal 1634, in cui sono documentati esempi di forme ripetute al gerundio, al passato prossimo e all’imperfetto, con lo scopo di rafforzare il significato del verbo stesso. Ampliano, poi, il quadro generale sul fenomeno in questione gli esempi tratti dal 1800, in particolare dalle opere teatrali di Scarpetta: le forme ripetute dei verbi di moto “camminare” e “andare”, e le costruzioni delle unità verbali raddoppiate per topicalizzare il verbo principale della frase.
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