Amina Crisma, Umanità: una nozione esclusivamente occidentale? Ripensare oggi i diritti umani con risorse della Cina antica – p. 3
L’argomento di questo scritto è una riflessione sulla nozione di umanità che muove dai dibattiti di cui essa è stata oggetto negli anni recenti: in particolare, essa è stata revocata in dubbio dagli assertori di un essenzialismo culturale oggi molto diffuso, che propende per enfatizzare le differenze fra orizzonti diversi di linguaggio e di pensiero concependole in termini di alterità assolute, metastoriche e metafisiche, inconciliabili e reciprocamente irrelate.
Oggi peraltro si assiste su più versanti e da vari punti di vista a una rivisitazione critica di tali assunti, che possono fra l’altro prestarsi ad alimentare aggressive retoriche identitarie, e nel cui ambito la sola universalità riconoscibile e riconosciuta è quella della globalizzazione dell’economia, della produzione e del mercato.
L’esigenza, oggi più che mai impellente, di ricostituire il senso di quanto accomuna gli esseri umani intesi come soggetti concreti, e non come entità reificate e astratte soverchiate da meccanismi impersonali, può trovare abbondanti risorse nel pensiero della Cina antica, e segnatamente nel grande umanesimo della tradizione confuciana, che viene troppo spesso ricondotta entro convenzionali stereotipi di letture precostituite, e della quale invece una fertile linea ermeneutica animata da molteplici protagonisti, cinesi e occidentali, del passato e del presente, segnala la ricchezza di sollecitazioni ora più che mai attuali.
La possibilità di costruire una prospettiva di consenso etico fra culture non può prescindere da un confronto con l’idea confuciana di ren, il “senso dell’umanità”, che è la parola chiave dei Dialoghi di Confucio come dell’opera del più grande dei suoi discepoli, Mencio: una parola feconda da cui si possono trarre le premesse per una rinnovata e non retorica riflessione sui diritti umani, come mostrò in sue magistrali, indimenticabili pagine di oltre trent’anni fa Pier Cesare Bori, portando all’attenzione un aspetto importante che generalmente si continua ancor oggi ad ignorare, ossia il rilevante contributo cinese al dibattito interculturale che precorse la formulazione della Dichiarazione del 1948.
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