Chiara Azzolini, «La forza de l’ornato parlare». Varianti redazionali nelle epistole di Felice Feliciano da Verona - p. 45
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Il contributo intende analizzare le sfumature di significato che l’umanista veronese Felice Feliciano (1433-1479) attribuisce al concetto di “parola”, a partire da alcune considerazioni contenute nelle lettere di dedica che inaugurano i suoi epistolari manoscritti (si tratta di quattro raccolte, tre autografe e una apografa, allestite tra il 1472 ca. e il 1479 ca.): per Feliciano la parola è «ornato parlare», è cioè dotata di una propria vis ed è una risorsa spendibile, a vantaggio di sé e degli altri. Per capire come egli impieghi la parola nei suoi epistolari, si offre l’analisi di alcuni exempla testuali tratti da un manipolo di 23 lettere, che apre tre raccolte su quattro e può essere considerato il nucleo più antico della tradizione epistolare: tramite il confronto tra le diverse redazioni di epistole a testimoniale plurimo, si coglie come Feliciano sottoponga la parola a un continuo processo di rielaborazione, che può dare luogo a “micro-varianti” circoscritte, occasionali e dettate dall’estro del momento, oppure a “macro-varianti” estese, vere e proprie riscritture, giustificate dal mutato contesto relazionale in cui la lettera s’inserisce.
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