Marianna Marrucci, «Usare parole di altri». Primi appunti su poesia del Duemila e italiano L2 - p. 585
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Prendendo le mosse da una riflessione di ordine teorico-metodologico sul plurilinguismo, sulla “maschera linguistica” e sulla “bivocità” (Bachtin) nei testi poetici, il saggio porta l’attenzione su un’area della poesia del nuovo secolo in cui il plurilinguismo è centrato sull’italiano L2, come lingua pronunciata dal soggetto o da una voce riconoscibile nel testo, e funziona come dispositivo a tendenza centripeta, diversamente, quindi, dal plurilinguismo a valenza centrifuga di molta poesia sperimentale del secondo Novecento.
Vengono prese in esame, in particolare, le opere di Barbara Serdakowski (Così nuda, 2012), di Gian Maria Annovi (La scolta, 2013) e di Eva Taylor (L’igiene della bocca, 2006 e Volti di parole, 2010), interpretate alla luce della categoria di “effetto plurilingue” (Colangelo 2014), inteso come espressione dell’approdo di un percorso di apprendimento linguistico e, insieme, rappresentazione del processo, in cui tutte le lingue coinvolte sono straniere.
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