«Vecchia fama nel mondo li chiama orbi». Il problema delle fonti dantesche sulla storia di Firenze - p. 29

  1. Home
  2. Saggi

Giulio Vaccaro, «Vecchia fama nel mondo li chiama orbi». Il problema delle fonti dantesche sulla storia di Firenze - p. 29




Nel momento in cui Brunetto Latini predice a Dante il futuro esilio indica dapprima i Fiorentini come «quello ingrato popolo maligno / che discese di Fiesole ab antico» (Inf., XV, vv. 61-62) e conclude poi dicendo «vecchia fama nel mondo li chiama orbi» (v. 67). I commentatori antichi divergono notevolmente nell’interpretazione dell’aggettivo orbi. si va da una semplice interpretazione figurata a una inveve calata nella realtà storica del tempo: già Pietro Alighieri sposta l’aggettivo su questo piano storico, riferendolo all’inganno perpretrato ai danni dei Fiorentini dai Pisani nel momento in cui si dovettero dividere il bottino acquistato con la conquista della Sardegna o di Maiorca; già nel Cinquecento il Castelvetro proponeva invece di legare l’orbi dantesco all’inganno perpetrato da Totila ai Fiorentini al momento della distruzione della città, sulla base del racconto di Giovanni Villani. La leggenda di Attila/Totila distruttore dell’antica Firenze romana connette strettamente il passo alle leggende di fondazione (e di rifondazione) della città scritte tra la fine nel secondo quarto del XIII secolo (l’anonima Chronica de origine civitatis Florentie e i Gesta Florentinorum del notaio Sanzanome), e dunque, più generalmente, alla vicenda della discendenza fiesolana dei Fiorentini.La questione dell’interpretazione si intreccia strettamente con quella delle fonti storiche di Dante sulle origini della città di Firenze, e in particolare proprio con il dittico composto dai Gesta e dalla Chronica, che sono – tra l’altro – precocemente volgarizzate in ambiente fiorentino.






Documenti allegati:
5_vaccaro.pdf