Scultura lingua viva. Alcune esperienze in Toscana e oltre - p. 215

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Giovanna Uzzani, Scultura lingua viva. Alcune esperienze in Toscana e oltre - p. 215




Il saggio indaga la fortuna di alcuni interventi di scultura ambientale e site specific attraverso proposte suscitate in Italia a partire dalla Biennale veneziana del 1948: in questo contesto emerge la figura di Henry Moore, la cui storia si lega alle ricerche toscane a partire dalla monumentale figura in pietra per la sede parigina UNESCO, per la realizzazione della quale Moore incontra l’alto magistero dei laboratori apuani del marmo, parallelamente a Marino Marini, Jean Arp, Juan Mirò e molti altri scultori contemporanei. Si assiste così all’affermazione di uno stile internazionale “organico”, che dai tardi anni cinquanta trova in terra apuana un imprescindibile epicentro. Nasce con questo spirito la Biennale Internazionale di Scultura Città di Carrara, mentre la fortuna della scultura ambientata conosce nell’Italia degli anni sessanta un proprio capitolo d’eccellenza, che coinvolge la possibilità di contestualizzare la scultura contemporanea nelle città antiche. Con questo spirito Giovanni Carandente propone nel 1962 a Spoleto la mostra Sculture nella città, poi, nel 1972, la mostra di Henry Moore, al Forte Belvedere. Avrebbero fatto seguito Volterra73,  curata da Enrico Crispolti, fino alle mostre anni ottanta, realizzate per nove edizioni consecutive da Luciano Pistoi nel Castello di Volpaia, nel Chianti senese, poi dal 1996 la serie di mostre annuali Arte all’Arte, progetto curato dalla Associazione Arte Continua di San Gimignano, quindi dal 1996 Tuscia Electa, che ha lasciato opere memorabili che marcano il territorio del Chianti. Un altro significativo riflesso della fenomenologia site spécifique in Toscana si rintraccia nel collezionismo privato, nell’affermazione di una nuova figura di collezionista-mecenate, che trova dagli anni ottanta al presente nuove avventurose declinazioni, che il saggio in conclusione presenta.




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