Dario Del Fante, Marco Biasio, Ripetizioni antimnemoniche e variazioni hauntologiche nell’ultimo The Caretaker - p. 441
#Teoria generativa della musica tonale #The Caretaker #Hauntologia
In questo contributo alcune estensioni metodologiche in campo atonale e post-tonale del modello generativo di Lerdahl/Jackendoff (1983) vengono discusse in riferimento all’ultima fase dell’opera di The Caretaker e, in particolare, al ruolo assunto dalla ripetizione in Everywhere at the End of Time (2016-2019). L’infausto destino del protagonista del concept, affetto da demenza, viene catturato dal progressivo deterioramento in cui incorre il campionamento di vecchi standard jazz degli anni ’20 e ’30, resi irriconoscibili da accelerazioni, decelerazioni, glitch, interferenze di rumore bianco, sino alla completa dissoluzione di ogni forma armonica. In questo contesto la ripetizione di brani e loro singole sezioni assume un carattere aleatorio, antimnemonico, e viene a sua volta associata a pattern variazionisti hauntologici, disancorati cioè da una precisa collocazione spaziotemporale. Si tratta di procedure che The Caretaker condivide, sebbene in modalità e proporzioni differenti, con alcune correnti sperimentali di musica elettronica sorte a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
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