Cristina Placido, Stefania Petruzzelli, Il «ragnolino» e l’allodola. Il senso sospeso nell’universo di Bestie - p. 139
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Il nostro intervento si propone di esaminare il problema, centrale nella poetica di Tozzi, di ristabilire il rapporto, diventato ontologicamente insanabile nella modernità, tra il significante e il significato, in particolare analizzando l’apparizione degli animali in Bestie.
La
loro comparsa non produce il disvelarsi di una verità, ma una rottura che
sospende la sua significazione, scardinando le attese del lettore: la bestia è
un’allegoria vuota, unico modo modernista di dare parola ad un senso
impossibile da afferrare e verbalizzare.
Anche laddove la bestia sembrerebbe portatrice di un significato immediato, esso è «attaccato, come un peso, al suo filo», come il «ragnolino» di uno dei frammenti. Nel mondo di Bestie il senso è precario e mutevole. È esprimibile solo in una disorganica struttura paratattica, riverbero di una logica simmetrica dell’inconscio, unica logica sottesa alla narrazione.
Eppure l’ordito allegorico di Bestie ha una cornice simbolica: l’allodola, che compare nel primo e nell’ultimo frammento, animale dal significato stabilmente codificato, è simbolo di libertà che ha tuttavia un definitivo compimento solo nella morte. Nel modernismo anche il simbolo non può che disvelare l’ignoto che precede la vita e segue la fine.
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