Il contributo presenta due figure che hanno segnato una stagione del giornalismo impegnato a raccontare i fatti di mafia e che per questo loro impegno hanno pagato con la vita: Mario Francese e Giuseppe Fava. I due cronisti, diversi per formazione e per interessi culturali, lo erano anche nel modo di scrivere. Dei due giornalisti vengono evidenziati i tratti peculiari della loro scrittura. In particolare, si considerano le modalità di costruzione del testo unitamente alle scelte stilistiche e retorico-espressive. In Francese, l’attenzione è rivolta alla collocazione dei fatti all’interno di una solida cornice spazio-temporale, a cui si accompagna una prosa asciutta nella quale si inseriscono attraverso il discorso diretto le parole dei protagonisti. In Fava, si rileva, soprattutto all’altezza cronologica dell’esperienza del mensile “I Siciliani”, una forte componente letteraria, in cui il linguaggio metaforico si innesta sulla concretezza del riferimento ai fatti e ai loro protagonisti.